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martedì 23 settembre 2014

Il cabotaggio sparisce dallo Sblocca Italia. Uggè: «favoriamo le imprese straniere a danno delle italiane»


La scomparsa dell’autotrasporto e della norma anticabotaggio dal decreto Sblocca Italia (quella cioè che prevedeva l'inversione dell'onere della prova nella dimostrazione della regolarità del trasporto di cabotaggio) era trapelata la scorsa settimana, per ironia della sorte proprio nelle stesse ore in cui a Lussemburgo la Corte di Giustizia emetteva il suo verdetto sui costi minimi. Il 12 settembre, quando il decreto è finalmente apparso in Gazzetta Ufficiale, c’è stata la conferma. Certo, come già nei giorni scorsi da ambienti governativi si erano rincorse voci sulla volontà di recuperare in sede di conversione quanto si è perso per strada. Ma intanto tocca attendere, senza peraltro avere certezze di vedere soddisfatte urgenti esigenze. Il presidente di Fai-Conftrasporto Paolo Uggè parla di «decisone assurda, controproducente e incomprensibile», visto che la norma concordata «avrebbe consentito controlli efficaci nei confronti delle operazioni abusive di cabotaggio, sempre più in crescita nel nostro paese». Rimane comunque l’interrogativo di fondo: come e per volontà di chi le norme concordate hanno trovato sbarrata la porta del decreto? Difficile rispondere. Uggè formula a sua volta una provocatoria domanda: «è forse una scelta dell'Esecutivo indebolire sempre più le imprese di autotrasporto nazionale?». Di certo, c’è la volontà di «non tutelare centinaia di migliaia di operatori mettendoli in condizione di non reggere alla concorrenza estera, lasciata libera di far concorrenza sleale. In altri paesi europei le norme sono state riviste proprio per impedire che le regole del mercato risultassero falsate dalla mancanza di controlli. Nel nostro Paese, nonostante l'impegno sottoscritto dal ministro Lupi, il governo decide di favorire imprese estere a tutto danno di quelle nazionali». «L'autotrasporto - conclude Uggè - vive momenti difficili e complessi, anche per l'evanescenza del ministero competente. Non è certo una forma di ricatto ma sono questi comportamenti che consentiranno a forme spontanee di rabbia di esplodere».
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