Francia: un anno di prigione a chi fa trascorrere in cabina il riposo
settimanale degli autisti
5 maggio 2014
30.000 euro e un anno di prigione ai proprietari delle aziende di autotrasporto che fanno in modo che i propri conducenti trascorrano le 45 ore minime del riposo settimanale interamente all'interno della cabina. E' quanto ha deciso la Commissione Affari Sociali dell’Assemblea nazionale francese, con un emendamento che entrerà in vigore il prossimo giugno, con cui viene istituito un reato penale per chi viola le normative comunitarie sui tempi di guida e di riposo dei conducenti. Il fenomeno che si mira a punire, in particolare, è ovviamente quello del cabotaggio abusivo. La modalità con cui viene attuato - in Francia come altrove - prevede una tratta di andata verso un paese straniero da parte di vettori europei (soprattutto dell'Est) e quindi il viaggio di ritorno soltanto dopo aver trovato un carico da trasportare. E spesso per riuscire a reperire un carico possono essere necessarie settimane, se non mesi. Tutto tempo che per forza di cose l'autista è costretto a trascorrere interamente nella cabina del veicolo, cosa che risulta contraria alla normativa europea. Anche se il legislatore francese non nasconde che in questo modo, oltre che a evitare agli autisti condizioni di vita indegne, mira a evitare distorsioni delle regole di concorrenza.
Le stesse pene - fino a 30.000 euro e fino a un anno di prigione - sono previste pure per quei datori di lavoro che quantificano la retribuzione degli autisti in base ai chilometri percorsi, così da mettere a repentaglio la sicurezza stradale e a indurre i lavoratori a non rispettare i tempi di guida e di riposo.
La stessa Commissione parlamentare ha adottato un altro emendamento destinato ad applicare il regolamento europeo sul cabotaggio anche ai veicoli commerciali leggeri, quelli cioè sotto i 3,5 ton. Anche questi veicoli, infatti, saranno sottoposti alle regole del cabotaggio europeo, quelle cioè che limitano la possibilità di effettuare 3 viaggi in 7 giorni dopo l’ingresso nel paese. In questo modo si mira anche in questo settore a frenare il possibile aumento di forme di dumping sociale.
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